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21/02/2025 - Pubblicato in Il blog di Farmacia Mazzini
A causa dell'aumento globale delle temperature, le barriere coralline stanno scomparendo in seguito al coral bleaching. Gli oceani, sempre più caldi e acidi, causano importanti scompensi ai coralli che in molti casi si traducono nella moria di vaste aree di barriera corallina.
Dagli anni Ottanta le barriere coralline sono gravemente colpite dagli effetti dell’aumento delle temperature atmosferiche e degli oceani, dell’inquinamento delle acque, della sovrappesca e dell’urbanizzazione spinta delle coste. Uno degli effetti più evidenti dell'impatto negativo delle attività umane su questi ecosistemi è il fenomeno del coral bleaching, ovvero lo sbiancamento dei coralli.
Una delle conseguenze del surriscaldamento del clima, dovuto principalmente alle emissioni di gas a effetto serra, è l’aumento delle temperature delle acque oceaniche. Le temperature in crescita anche nell’idrosfera costituiscono un fattore di stress importante per la vita degli ecosistemi marini, inclusi quelli delle barriere coralline. Quando i coralli sono "stressati" dal calore o dall’inquinamento, reagiscono espellendo le micro-alghe che si trovano all’interno dei loro tessuti.
Parliamo di alghe unicellulari fotosintetiche, le zooxantelle, che forniscono energia (in forma di zuccheri), ossigeno e colore ai coralli proprio grazie ai sottoprodotti della fotosintesi. Quando si rompe la simbiosi tra le alghe e i polipi corallini si ha lo sbiancamento propriamente detto. Successivamente al coral bleaching si può verificare la morte del corallo: dopo l’espulsione delle zooxantelle, infatti, la maggior parte dei coralli muore di fame, perché manca il fornitore principale di energia. La moria degli organismi corallini riduce così i coralli a scheletri calcarei senza vita.
Gli scienziati hanno messo insieme i dati relativi alle aree di barriera corallina interessate dallo sbiancamento di 100 località sparse per il Pianeta. Quello che hanno potuto osservare è una maggior frequenza del fenomeno proprio durante le fasi del fenomeno climatico de El Nià±o-Southern Oscillation. Lo studio evidenza anche altri aspetti interessanti che vale la pena sottolineare: il numero di località affette da eventi severi di coral bleaching (dove cioè oltre il 30% dei coralli ha sofferto questo fenomeno) è sensibilmente aumentato dalla fine degli anni ‘90 del secolo scorso e anche il numero di eventi totali per ciascun sito è aumentato. Un altro aspetto riguarda il numero di anni trascorsi tra una coppia di eventi severi di coral bleaching e la successiva, passando da una media di 27 anni nel periodo 1980-1999 a 5,9 anni dal 2000 al 2016.
Ecco quindi che solo negli ultimi 7 anni si sono registrati ben 3 eventi massivi di sbiancamento e morte dei coralli, il peggiore dei quali risalente al periodo 2016-2017. Nel 2017, infatti, si è abbattuto sulle coste del Queensland (Australia) il ciclone Debbie, una tempesta tropicale di categoria 4 e venti a 263 km/h che, insieme all'invasione corallivora dell’echinoderma Acanthaster planci (o stella corona di spine) e alle alte temperature dell’acqua, ha avuto un duro impatto sul 49% dei coralli della zona.
Una barriera corallina sana, dove cioè i polipi corallini non sono ancora morti, può riprendersi dallo sbiancamento con il tempo e le giuste condizioni. In media, le barriere coralline impiegano circa un decennio per recuperare un buon stato di salute e di crescita. Certo, come per ogni problema di salute, vale il detto “meglio prevenire che curare”: allora cosa si può fare per prevenire il coral bleaching e preservare le barriere coralline?
Invertire la rotta delle emissioni per evitare non solo che l’atmosfera si riscaldi sempre di più, e con essa gli oceani, ma soprattutto diminuire la quota di CO2 aerodispersa che, inevitabilmente, entrando a contatto con le acque oceaniche vi si discioglie, acidificandoli. L’acidificazione delle acque oceaniche comporta un abbassamento del pH che, insieme allo stress da calore, causa lo sbiancamento dei coralli.
Tutte le forme di inquinamento chimico e fisico con ripercussioni sul mare devono essere eliminate! L’urbanizzazione spinta delle coste, la moltiplicazione dei lidi e l’incuria umana, insieme alle grandi imbarcazioni, sono le fonti principali di inquinamento chimico e fisico del mare.
Ogni anno finiscono in mare ben 14 mila tonnellate di filtri solari che rovinano in maniera pesante l’ecosistema marino.
Come possiamo quindi proteggere la nostra pelle, senza rovinare il sistema marino? Potremmo ad esempio iniziare ad usare dei filtri solari MINERALI.
Rispetto alle controparti chimiche, i filtri solari mineralidelicata e sono ideale per le carnagioni sensibili. Oltre a questo, offrono una protezione ad ampio spettro, volta a deviare la luce blu, i raggi UVB e UVA. Dai test eco tossicologici è emerso che un'esposizione a questi filtri, a concentrazioni maggiori rispetto a quelle presenti nell'acqua marina, per 5 settimane non causa né lo sbiancamento dei coralli né nessun altro effetto negativo sulle microalghe simbiotiche di questi ultimi.
Esistono solo due ingredienti di filtri solari minerali: biossido di titanio e ossido di zinco. Questi agiscono sugli strati più superficiali della pelle per assorbire e, seppur in misura minore, deviare e disperdere i dannosi raggi solari. Questi ingredienti minerali sono anche chiamati dei "filtri solari fisici", o "bloccanti fisici".
Quali sono le caratteristiche dei filtri solari minerali?
Insieme alle soluzioni per ridurre l’inquinamento, serve un’economia che valorizzi (anziché colpire) il mare. Attività sportive e ricreative gestite da enti rispettosi della vita marina e dei suoi ritmi, istituzione ed espansione di aree protette, pratiche agricole e di gestione boschiva responsabili.
Proprio come per i semi delle piante, questa ha l'obiettivo di preservare i ceppi e reimpiantarli in aree devastate. Sarà anche possibile studiare la resistenza delle specie al calore e selezionare le varietà più forti, aumentando le possibilità di conservazione, ammesso che si realizzino anche tutte le soluzioni precedenti.
Il futuro del mare è il futuro dell'uomo: si costruisce e si tutela attraverso le scelte sostenibili di tutti!